Lo scimpanzé pigmeo è attento alle emozioni dei suoi simili

 

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIV – 19 marzo 2016.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Le componenti culturali e la forma mentis degli stessi ricercatori nell’analisi di sentimenti ed affetti e nella ricerca delle loro basi neurali, complicano da sempre lo studio neuroscientifico di aspetti della vita psichica umana tradizionalmente approcciati, anche inconsapevolmente, mediante concezioni, formule o registri di tipo poetico, letterario, psicologico, filosofico, religioso o antropologico. Questo filtro non agisce solo nella fase comunicativa, ossia di trasmissione dell’esperienza soggettiva da parte della persona esaminata e di interpretazione da parte dell’esaminatore, ma opera inconsapevolmente durante l’esperienza stessa e nel formarsi delle memorie che la rappresentano nella mente. Un modo per cercare se non di ovviare il problema, almeno di ridurlo al minimo di una lieve cornice interpretativa a sua volta meta-analizzabile, consiste nell’esaminare nella forma più elementare possibile il nucleo di un’esperienza umana giudicata qualitativamente secondo valori biologici (in chiave evoluzionistica) e compararla con una simile esperienza riprodotta sperimentalmente in specie animali prossime alla nostra.

Con questo metodo sono stati condotti studi comparati sull’empatia, che hanno visto il confronto fra uomo e primati non-umani nel comportamento, nell’atteggiamento e, soprattutto, nei correlati neurali riferiti all’attività cerebrale associata all’esperienza.

Un approccio relativamente nuovo e sicuramente promettente consiste nell’applicare paradigmi psicologici bene definiti e collaudati ai nostri parenti filogenetici più prossimi, per esplorare somiglianze e differenze fra noi e loro. Numerosi studi sono stati condotti basandosi su un compito sperimentale noto come dot-probe task, che ha consentito di rilevare e dimostrare che la nostra specie ha una particolare tendenza, inclinazione naturale (bias) verso i contenuti emozionali, che si esprime come maggiore attenzione per un elemento caratterizzato da questo tipo di contenuti, rispetto ad uno neutro, soprattutto se il probando si sente minacciato.

È stato osservato in chiave evoluzionistica che, per specie ad elevato regime di adattamento sociale, come i primati, la capacità di rilevare le emozioni altrui e rispondere in maniera appropriata ed efficiente, rappresenta un vantaggio selettivo importante in termini di sopravvivenza.

Studi di osservazione comportamentale hanno accertato una straordinaria virtù nel Bonobo (Pan paniscus), comunemente detto scimpanzé pigmeo, che emerge nel confronto con la nostra specie e con lo scimpanzé (Pan troglodytes): il Bonobo ha una grande capacità nel regolare le proprie emozioni e quelle altrui. Tale virtù consente a questo primate di evitare che i conflitti vadano in escalation.

Mariska E. Kret, con Jasper G. Wijnen ed altri due colleghi, ha compiuto un apprezzabile e stimolante tentativo di applicare un definito paradigma psicologico allo studio del Bonobo, per accertare se presenti come l’uomo una maggiore attenzione verso membri della propria specie che vivono ed esprimono uno stato emotivo, rispetto a quelli apparentemente neutri. Lo studio, di sicuro interesse neuroscientifico, ha anche accertato quale tipo di affettività viene prediletta da questa specie (Kret M. E., Bonobos (Pan paniscus) show an attentional bias toward conspecificsemotions. Proceedings of the National Academy of Sciences USA – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.1522060113, 2016).

La provenienza degli autori è la seguente: Leiden Institute for Brain and Cognition, Leiden (Paesi Bassi); Cognitive Psychology Unit, Leiden University, Leiden (Paesi Bassi); Psychology Department, University of Amsterdam, Amsterdam (Paesi Bassi); Apenheul Primate Park, Apeldoorn (Paesi Bassi).

Negli animali sociali, particolarmente nei mammiferi ad elevato grado di evoluzione biopsicologica, il rapido rilievo delle espressioni emozionali dei membri del gruppo di relazione promuove conversioni ed aggiustamenti nell’atteggiamento e nelle risposte, che si sono rivelati cruciali per il mantenimento dei legami interindividuali e, in ultima analisi, per la sopravvivenza del gruppo stesso.

Gli autori dello studio hanno impiegato il compito sperimentale dot-probe task, già menzionato in precedenza, che costituisce un paradigma ben definito in psicologia, in grado di misurare l’attenzione emozionale attraverso i tempi di reazione. In generale, la nostra specie tende ad essere attratta da immagini con riconoscibili contenuti emozionali, specialmente se l’emozione rappresentata può configurare una minaccia, in altri termini se è evocatrice di reazioni che, quando espresse, impegnano i sistemi dell’amigdala. Una simile tendenza non era stata in precedenza studiata specificamente nello scimpanzé pigmeo, del quale peraltro sono note caratteristiche di indole ed atteggiamento - corrispondenti ai tratti temperamentali e del carattere descritti in psicologia umana - presenti in tutti i membri della specie e accostabili a virtù possedute da una minoranza degli uomini. Fra queste, vi sono sicuramente la mansuetudine, la cordialità, l’assenza di manifestazioni legate ad astio e rancore, la tendenza all’accettazione dell’altro, la bassa propensione al conflitto, la preferenza del rapporto sociale nella scelta fra conservazione di una relazione significativa e conservazione di un privilegio individuale. Ora, studiare l’attenzione emozionale in questo primate può voler dire non soltanto indagare somiglianze e differenze con l’uomo e con altri primati, ma anche verificare se le qualità che lo portano ad essere buon compagno, e diremmo quasi un “buon amico”, abbiano radici in una generale tendenza empatica maggiore di quella di altre specie, o non siano soltanto espressione di una specializzazione nell’adattamento sociale che sfrutta la migliore percezione delle emozioni altrui per una più efficiente “sintonia fine”, mediata dalla cognizione, nei rapporti con i conspecifici.

In questo studio, l’indagine è stata focalizzata su due aspetti:

     1) se Pan paniscus come Homo sapiens sapiens preferisce immagini di conspecifici esprimenti emozioni a quelle di conspecifici apparentemente neutri;

     2) quali emozioni (comportamenti indotti da affetti/emozioni) attraggono maggiormente la sua attenzione.

Se l’osservazione sperimentale, per il primo punto, ha confermato la similarità con la specie umana nella presenza di una propensione (bias) verso i comportamenti esprimenti affetti ed emozioni, nell’accertamento sui contenuti affettivo/emotivi preferiti ha evidenziato una differenza notevole e significativa.

Le immagini preferite dalle scimmie antropomorfe erano quelle che ritraevano conspecifici intenti in attività sessuali, nella ripulitura vicendevole del pelo (grooming) o sonnolenti; l’opposto della maggiore attenzione emozionale dell’uomo per i contenuti minacciosi. In particolare, alcuni studi significativi hanno registrato l’attrazione della nostra specie per contenuti attinenti a distress ed aggressione.

L’interpretazione di questi risultati, che andranno integrati con quanto emergerà dal procedere degli studi, indica una preferenza del Bonobo per stati affettivo-emotivi associati a comportamenti volti a formare legami, a consolidarli, e a proteggere gli individui della famiglia o del gruppo.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-19 marzo 2016

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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